Paesi dell’Amiata

 

Abbadia San Salvatore

In provincia di Siena si trova un delizioso borgo dove il tempo sembra essersi fermato
         
In provincia di Siena, sul Monte Amiata, si scorge una tra le più affascinanti località turistiche della Toscana: parliamo di Abbadia San Salvatore. Il suo nome, inevitabilmente, rimanda all’abbazia benedettina fondata, nel 743, dal re longobardo Rachis. Da visitare la chiesa, con le due opere firmate Francesco Nasini, e la cripta al cui interno è possibile ammirare la bellezza di 32 colonne, l’una diversa dall’altra, decorate ora con animali ora con piante o motivi geometrici. Ma non solo.

 

Ospita anche il Museo d’arte sacra Don Roberto Corvini dove trovare i tesori dell’abbazia. Non è da meno il Museo Minerario al cui interno è possibile ripercorrere la storia della miniere di mercurio nella zona del Monte Amiata e comprenderne il valore dal punto di vista storico e culturale.

 

Uno dei momenti migliori per vivere la magia del luogo è decisamente il Natale, periodo in cui ad andare in scena è un’antica tradizione, quella delle Fiaccole. Oggi come ieri questa festa millenaria è molto sentita dai locali (e non solo) e invita a scendere in strada per affollare le vie del centro del paese (che per l’occasione si trasforma in un autentico villaggio natalizio) per prendere parte alla Cerimonia di Accensione con la “Benedizione del Fuoco” e intonare i tradizionali canti natalizi.

 

 
Contatti utili:
Parco Museo Minerario, tel: 0577 778324
Museo d’Arte Sacra del San Salvatore,  – via del Monastero, 42, tel: 0577 778083
Vi sono esposti oggetti sacri di enorme valore; tra gli altri una copia anastatica della Bibbia Amiatina.

Piancastagnaio

è un antico borgo arroccato su un ripiano che domina la valle del Paglia e la Cassia, non lontano da Abbadia San Salvatore, con cui è collegato per mezzo di una panoramica strada ricca di suggestivi saliscendi. Il borgo è difeso da poderose mura medievali a tratti perfettamente conservate e che da rupi naturali di trachite.
Tra le prime cose che attirano l’attenzione all’interno del paese c’è di solito la chiesetta di San Bartolomeo (già parte del Convento di San Francesco). La facciata del piccolo edificio sacro, preceduta da un semplice loggiato, si affaccia su un prato che accoglie un castagno secolare. All’interno vi sono dei frammenti di affreschi di scuola senese del Trecento, alle spalle dell’altare vi è un bel coro ligneo. Merita una visita anche la Pieve di Santa Maria Assunta, cui si sale per una scalinata, sulla cui porta spicca un architrave datato 1617 e mostra un interno che colpisce con le sue forme semplici e solenni. Non lontana dalla chiesa si trova Piazza Matteotti, l’antica Piazza del Comune, su cui si affacciano i palazzi trecenteschi del Podestà e del Comune, e dove sorge ancora la Colonna di Giustizia con lo stemma della Repubblica di Siena.
Il monumento più imponente di Piancastagnaio è senza dubbio la Rocca Aldobrandesca, inconfondibile nelle sue mura di pietra lavica. Merli e beccatelli sono stati in parte ricostruiti negli anni Sessanta, ma il resto della costruzione è medievale. Oggi la Rocca, di fatto un museo, è visitabile. Dal suo perimetro si raggiunge in pochi passi un parco ricco di castagni secolari, attraverso il quale si arriva ad affacciarsi sulla parte più antica del paese, che digrada sulle pendici di un colle ed è diviso negli antichi terzieri di Borgo, Castello e Voltaia.
Un altro edificio notevole di Piancastagnaio è Palazzo Bourbon del Monte, si trova al margine dell’abitato e fu residenza dei feudatari del paese dal 1601 alla fine del Settecento. Subito fuori delle mura di Piancastagnaio c’è una località chiamata il Piatto delle Streghe: si tratta della fontana degli antichi giardini di Palazzo Bourbon del Monte, della quale non è rimasta che una pietra, levigata dal tempo tanto da somigliare a un piatto. Si dice che le streghe vi andassero a celebrare i loro misteriosi “sabba”. Uscendo dal borgo, lungo la via per Santa Fiora, merita una sosta il Santuario della Madonna di San Pietro, il cui esterno mostra un aspetto seicentesco tanto quanto l’interno, impreziosito dalle opere di Francesco Nasini.

Castiglione d’Orcia

in magnifica posizione fra l’Amiata e la Val d’Orcia costituisce uno dei borghi medievali più affascinanti della zona. Anticamente fu dominio degli aldobrandeschi e dell Abbazia di San Salvatore per poi passare nel 1250 alla Repubblica di Siena e, nel 1368, alla famiglia Salimbeni. La struttura urbanistica si sviluppa longitudinalmente dalla Porta di Sopra, ancora ben conservata, ai resti di una porta situata nei pressi della chiesa dei santi Stefano e Degna. Cuore del borgo è la piazza del Vecchietta dedicata al pittore Lorenzo di Pietro (1400 – 1480) nato appunto a Castiglione d’Orcia: al centro si trova un pozzo in travertino del 1618 mentre la caratteristica pavimentazione è realizzata in ciottoli di fiume delimitati da file di mattoni che partono a raggiera dal centro della piazza. Tra gli edifici degni di attenzione si ricordano la chiesa di Santa Maria Maddalena (XII secolo) e il palazzo comunale.
Da non perdere i dintorni di Castiglione d’Orcia a cominciare dal borgo di Rocca d’Orcia dove la maestosa Rocca a Tentennano sovrasta la Val d’Orcia più intima e impenetrabile, dove il fiume cambia rotta per dirigersi verso l’Ombrone e la Maremma.
Nel piccolo borgo si trovano anche la Pieve di San Simeone (XIII secolo) e la Chiesa della Madonna delle Grazie di Manno (XVI secolo). Poco distante il borgo di Campiglia d’Orcia disposto a ventaglio intorno ad un poggio di pietra calcarea. Da non perdere l’ascesa sulla Torre della Campigliola in posizione strategica sul tracciato della Via Francigena.
Per vivere in pieno l’essenza della montagna basta recarsi nel “paradiso verde” del Vivo d’Orcia, luogo ideale per scoprire le leggendarie faggete dell’Amiata… immerso nel verde, l’Eremo del Vivo, detto anche “Contea”, è caratterizzato dalla presenza dell’imponente Palazzo Cervini, costruzione fortificata nel XVI secolo su progetto di Antonio da Sangallo.
Non distante, nei pressi delle storiche sorgenti del Vivo, la chiesa dell’Ermicciolo, splendido esempio di romanico amiatino.
Rocca a Tentennano loc. Rocca d’Orcia,  tel 0577 898303 si trova su uno sperone di roccia calcarea nel cuore della Val d’Orcia. Costruita nel XIII secolo, come presidio sulla sottostante Via Francigena, della sua sommità si gode uno splendido panorama. Ospita mostre ed esposizioni temporanee.
Sala d’Arte San Giovanni via San Giovanni 10,   tel: 0577 887211 si trova nell’antica sede dell’omonima confraternita e conserva i dipinti eseguiti per Castiglione e Rocca d’Orcia da alcuni dei maggiori esponenti della scuola senese dei secoli XIV e XV: Simone Martini, Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Giovanni di Paolo.

Radicofani

Per la posizione in cui si trova risulta essere uno dei borghi più spettacolari. Emerge come un’isola dalle terre ondulate della Val d’Orcia e della Valle del Paglia dominando un vasto territorio che comprende l’Amiata e il monte Cetona.
La vista spazia a 360 gradi fino all’Appennino e gli specchi d’acqua di Bolsena e del Trasimeno.
L’importanza strategica del luogo è facilmente intuibile e la storia testimonia la vocazione di Radicofani.
In principio furono Etruschi e Romani; poi la costruzione della fortezza poco prima del Mille, mentre nel Cinquecento viene ulteriormente rafforzata dai Medici con bastioni in grado di resistere agli attacchi dell’artiglieria. La Torre invece è stata ricostruita nel ‘900. Nel borgo la pieve romanica di San Pietro e la chiesa di Sant’Agata conservano al loro interno importanti opere di Andrea della Robbia, mentre il Palazzo Pretorio ospita oggi il comune.
Sulla vecchia via Cassia si trova La Posta, importante villa medicea, originariamente costruita come casino di caccia per Ferdinando I dei Medici, successivamente trasformata in dogana e in albergo che ha ospitato viaggiatori e pellegrini in cammino sulla Via Francigena.
Radicofani è indissolubilmente legata al mito di Ghino di Tacco, “fuoriuscito” senese che nel XIII secolo si rifugio qui per circa 3 anni.
Fu una sorta di “pirata di terra” che si prodigava in incursione contro gli Aldobrandeschi e ruberie ai pellegrini e ai mercanti in viaggio sulla Francigena. Il personaggio deve la sua notorietà ai due testimoni illustri come Dante e Boccaccio che raccontano di lui nel Purgatorio della Divina Commedia e in una novella del Decameron. Poco distante da Radicofani è la sua Rocca il borgo di Contignano si distende in uno dei tratti più affascinanti della Val d’orcia, tormentata da calanchi e frane, movimentata da armoniche colline.

Rocca di Radicofani, presso la Fortezza di Radicofani

il museo, posto all’interno del cassero, custodisce reperti archeologici dall’età etrusca al ‘500 e documenta la stria del monumento e del suo restauro con pannelli fotografici, plastici, ricostruzioni virtuali. Vi è possibile anche visitare le postazioni di tiro, i bastioni e i camminamenti delle mura.